L’IRES dal 1993 produce analisi di proiezione e previsioni demografiche utilizzando un Modello di stima basato su una metodologia estrapolativa di tendenze di lungo periodo, denominato STRU.DE.L. (Struttura Demografica Locale), sviluppato da Enzo Migliorini. A seguito dell’ultimo aggiornamento, il periodo di proiezione/previsione si estende dal 2019 al 2038 (al 1°gennaio). L’anno base è il 2018, anno per cui si disponeva del movimento anagrafico (al 1° gennaio) osservato .
Il modello STRU.DE.L. è stato progettato per ricavare dall’analisi delle serie storiche, relative ai movimenti che incidono sulla struttura demografica (tassi specifici di fecondità, probabilità di morte, ecc.), le tendenze in atto, con cui effettuare proiezioni che tengano conto delle modalità che hanno caratterizzato l’evoluzione della popolazione piemontese. Il modello estrapola dall’analisi delle serie storiche della fecondità, della mortalità e della migratorietà le serie future dei parametri che applicati alla popolazione danno come output gli andamenti della popolazione nel periodo di proiezione.
Tali parametri possono essere declinati secondo quattro ipotesi: bassa, media, alta e esogena. Queste diverse ipotesi (esclusa quella esogena) corrispondono all’enfasi che si intende dare alle fasi più recenti del fenomeno in esame. L’ipotesi bassa produce output che enfatizzano l’andamento più remissivo dell’ultimo tratto della serie storica; l’ipotesi alta, al contrario presume che l’evoluzione della popolazione segua l’andamento crescente della fase più recente. L’ipotesi media, invece, rappresenta output intermedi in relazione alle precedenti ipotesi. In ultimo, l’ipotesi esogena si presenta come svincolata dall’andamento delle serie storiche e ancorata a riflessioni di scenario socio-economico-culturale.
LE IPOTESI
In questa tornata previsiva si è scelto, a differenza della precedente (Tursi e Migliore 2009), di adottare ipotesi esogene per tutte le componenti della dinamica di popolazione. I risultati dell’esercizio risultano così ibridi, ossia contengono elementi estrapolativi, proiettivi e previsivi . In questo rapporto useremo questi termini in modo interscambiabile. In particolare, si ipotizza uno scenario socio-economico e di politiche di conciliazione lavoro-vita che creano condizioni di vita più favorevoli alla natalità, in particolare per le donne con cittadinanza italiana, più inserite nel sistema e dunque più avvantaggiate nell’accedere alle nuove opportunità rispetto alle donne di origine straniera. Queste ultime, come è avvenuto per ondate migratorie precedenti, si ritrovano a dover modificare i propri comportamenti riproduttivi, nella direzione di diminuire il numero di figli, per avvicinarsi maggiormente al livello di fecondità sostenibile nel contesto piemontese. Così si prevede un numero medio di figli delle donne italiane che cresce da 1,21 nel 2017 (ultimo dato storico) a 1,33 nel 2038. Quello delle straniere diminuisce da 2,03 a 1,4, con una dinamica simile a quella registrata negli ultimi anni. Di fatto si ipotizza una convergenza dei tassi di fecondità tra donne con cittadinanza italiana e donne con cittadinanza straniera. Ne risulta che il numero medio di figli per donna aumenta leggermente nel periodo 2017-2038, passando da 1,34 a 1,35 per l’insieme delle donne con cittadinanza italiana e straniera. Circa le speranze di vita si ipotizza che queste migliorino, ma meno rispetto alle aspettative di anni fa, perché si ritiene che nei prossimi vent’anni l’inquinamento - e la difficoltà a contenerlo nel passato e nel futuro - possa produrre effetti negativi sulla salute di tutte le generazioni. Si immagina che gli effetti del cambiamento climatico e il disagio sociale degli anni della grande crisi possano anch’essi farsi sentire in modo negativo sulla salute. Si prevede inoltre che i differenziali tra uomini e donne proseguano a diminuire, in particolare per i guadagni nelle speranze di vita alla nascita della popolazione maschile (da 80,56 anni nel 2018 a 82,76 anni nel 2038, +2,2 anni), grazie alla diffusione di stili di vita sani anche tra gli uomini. Per le donne le speranze di vita alla nascita sono previste in crescita da 84,93 anni nel 2018 a 86,65 anni nel 2038 (+1,72 anni). Circa le migrazioni, si ipotizza che Il Piemonte attragga un poco più di iscritti dalle altre regioni rispetto ai livelli medi del passato, grazie alla leggera ripresa economica. Ne attrae molti di più dall’estero che non dall’interno, in conseguenza dei differenziali di sviluppo che permangono con il Sud del mondo, la crescita demografica in paesi africani e dell’Asia Minore e degli effetti dei cambiamenti climatici. Più persone lasciano il Piemonte per altre regioni, perché ci sono le risorse per spostarsi. Nel complesso, i movimenti interni danno luogo ad un saldo positivo, seppure piccolo. Aumenta il flusso verso l’estero, perché cresce la popolazione di origine straniera e la popolazione giovane, con cittadinanza anche italiana, continua a cercare prospettive anche oltre confine per effetto della mondializzazione della cultura e dei comportamenti. Nel complesso nel periodo di previsione l’incremento migratorio è pari ad una media di 4,5 persone per mille residenti ogni anno, mentre nel periodo storico 2000-2017 ha registrato un livello medio pari a 6,4 per mille.
GRUPPO DI LAVORO
Il gruppo di ricerca che ha realizzato le previsioni è composto da: Simone Landini, Maria Cristina Migliore, Enzo Migliorini, Lucrezia Scalzotto.
Vai alla pubblicazione La popolazione piemontese nei prossimi vent'anni